Molto spesso, dopo un intervento di chirurgia plastica fatto
per correggere difetti fisici, si rimane insoddisfatti del risultato e si vuole
ripetere l’intervento.
Si calcola che circa il 30% di donne che si sottopongono a mastoplastica additiva (aumento del seno) ricorra poi al secondo intervento. Ci si
riopera per insoddisfazione rispetto alla forma del seno o alla misura, per
errori operatori come reazione capsulare, rottura, spostamento o modifica della
forma di una protesi scadente.
Oltre il 20% delle persone che si sottopongono a rinoplastica (rifacimento del
naso) si riopera. I motivi sono una scarsa o eccessiva riduzione delle
dimensioni, cedimento della punta verso il basso, mancata risoluzione di
problemi respiratori precedenti o loro comparsa o mancanza accettazione della
nuova forma del naso.
Richiedono correzione in molti casi anche i trattamenti iniettivi come filler e
botox soprattutto per rimediare gli eccesso (labbra a canotto o occhi
spalancati) oppure per rimediare a gonfiori localizzati.
Il motivo principale per cui si rende necessario un secondo
intervento è l’insoddisfazione del
risultato, anche se l’operazione è tecnicamente riuscita. Ci sono quindi
degli errori di valutazione da evitare al momento del primo intervento, vediamo
quali per non sbagliare.
Scarso dialogo tra
medico e paziente
E’ il motivo maggiore di mal contento dopo intervento. Chi si sottopone all’operazione
deve spiegare bene le motivazioni e soprattutto il chirurgo deve ascoltare bene
chi ha di fronte ed eventualmente dire no se necessario.
Per evitarlo bisogna affidarsi a chirurghi qualificati. Richiedere il
curriculum e la specializzazione medica in chirurgia plastica, ricostruttiva ed
estetica. La visita ed il colloquio non possono durare pochi minuti e devono
essere fatti direttamente dal chirurgo. Il medico deve spiegare esattamente
come si svolge l’intervento, i possibili rischi, quanto durerà la fase
operatoria e cosa comporterà. Inoltre deve essere in grado di rispondere a
tutte le domande del paziente. Inoltre deve impiegare del tempo per spiegare i
canoni di simmetria del volto nonché le proporzioni con le altre parti del
corpo, cercando di alimentare aspettative realistiche.
Attenzione a chi
offre prezzi troppo bassi
Se si considera ad esempio che una coppia di protesi al seno della migliore
qualità è di circa 1.500-2.000 euro a cui si aggiungono costi del chirurgo,
sala operatoria, ricovero, infermieri e anestesisti, un intervento di questo
tipo difficilmente scende sotto ai 6.000 euro. Se i costi si distanziano
notevolmente da questa cifra bisogna riflettere. Chi offre soluzioni troppo low
cost usa materiali di bassa qualità, strutture non adeguate e personale non
qualificato o evita il ricovero e i controlli post operatori, aumentando il
rischio di complicanze.
I prezzi sotto i quali è bene fare appositi controlli per non cadere in mani
sbagliate sono:
8.000 euro per un lifting con blefaroplastica;
7.000 euro per una riduzione del seno;
6.000 euro per un aumento del seno;
5.500 euro per una liposuzione completa;
3.500 euro per una blefaroplastica completa;
2.500 euro per una liposuzione parziale;
300 euro per un trattamento iniettivo.
Scarsa qualità dei
materiali
A volte il problema non è l’abilità del chirurgo ma la scelta dei prodotti da
utilizzare, che possono mettere a rischio la salute della persona operata. E’
per esempio in aumento l’acquisto on line di filler prodotti ad Hong Kong,
botulino cinese o protesi thailandesi, anche bisturi e filo da sutura a basso
costo. Tutti prodotti privi di qualsiasi garanzia del produttore. Certo, per il
paziente è difficile valutare la qualità dei materiali e ci si deve affidare al
chirurgo. La scelta dovrebbe ricadere solo su aziende leader e prodotti
approvati dall’Fda americana, perché l’ente statunitense equipara filler e
protesi ai farmaci e per approvarli prevede standard di qualità e sicurezza più
severi rispetto a quelli europei. Basti pensare che in Italia sono oltre 100 i
filler approvati, contro i sette degli Stati Uniti.
In caso di dubbio si può pretendere di conoscere il tipo di materiale che verrà
usato dal chirurgo, vederne la confezione e la “carta d’identità” (l’azienda di
produzione e le caratteristiche) già alla prima visita, per potersi informare
prima di farsi operare.
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